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Tiziana Scuderi

(Staff di Trasformazione News)

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domenica 8 settembre 2013

L’ARTE DEL TRANSURFING



COME SCIVOLARE ATTRAVERSO I COLPI E LE SFERZATE DEL DESTINO E GESTIRE A NOSTRO PIACIMENTO LE CIRCOSTANZE CHE SPESSO TURBANO IL NOSTRO EQUILIBRIO.

Il Transurfing è un modo di scegliere il proprio destino esattamente come si fa con una merce al supermercato. 
Spesso alle persone non va proprio a genio di affrontare con gioia i grigiori della realtà.
L’uomo non arriva a comprendere perché debba costringere se stesso a perdonare coloro che odia e amare coloro verso cui prova indifferenza.

L’uomo viene posto di fronte al fatto che innanzitutto, egli è un coacervo di difetti e vizi su cui occorre lavorare alacremente. Un quadro sconfortante da cui risulta che se l’uomo non ha avuto subito la fortuna di nascere ricco e fortunato, allora ha solo due prospettive: o portare la sua croce con rassegnazione, o dedicare la sua vita alla lotta.
Nel profondo dell’anima si fa fatica a provare gioia per queste alternative di vita. Per fortuna una via d’uscita c’è: il Transurfing.

Se abbiamo deciso per noi stessi che il destino è qualcosa di predeterminato che non siamo in grado di cambiare, andrà sicuramente così. In questo caso ci mettiamo volontariamente in mani altrui, non importa di chi, e diventiamo una nave che naviga secondo l’arbitrio delle onde.
Se invece riteniamo di essere creatori del nostro destino, allora ci assumeremo coscientemente la responsabilità di ciò che avviene nella nostra vita. Lottiamo con le onde nel tentativo di governare la nostra nave.

Ma osserviamo bene quello che succede: la nostra scelta si realizza sempre. Otterremo sempre quello che scegliamo. L a natura del mondo è una, ma manifesta costantemente volti diversi. “La molteplicità di varianti del nostro mondo è la sua proprietà prima e fondamentale”.
Il destino dell’uomo è raffigurato da una pluralità di varianti. Teoricamente non esiste nessun tipo di limitazione agli scenari e alle decorazioni dell’esistenza umana, giacchè lo spazio delle varianti è infinito.

Qualunque avvenimento di minima importanza può influire sul decorso del destino. La vita dell’uomo, come un qualsiasi altro moto di materia, si presenta come una concatenazione di cause ed effetti.
L’effetto nello spazio delle varianti si trova sempre vicino alla sua causa. L’uno segue l’altro, perciò i settori del destino si dispongono in “linee della vita”. Gli scenari e le decorazioni dei settori su una stessa linea sono più o meno omogenei.
La vita di un uomo trascorre a ritmo cadenzato lungo una stessa direzione, finchè non si produce un evento che cambia scenari e decorazioni.

Allora il destino subisce una svolta e passa su un’altra “linea della vita”. Si può dire che la realtà si evolve lungo la linea della vita a seconda del punto di partenza prescelto. Ognuno ottiene ciò che sceglie. Abbiamo il diritto di scegliere proprio perché l’infinità delle varianti esiste già.
Nessuno ci impedisce di scegliere il destino che più ci piace. La gestione intera del destino si riduce ad un unico e semplice atto: “fare una scelta”.
Il Transurfing risponde alla domanda come fare.

Non si può stare semplicemente seduti e formare la propria realtà con la sola forza della contemplazione, sebbene i pensieri influenzino fortemente il destino dell’uomo al pari delle azioni concrete.
Quando pensiamo a qualcosa, la frequenza dell’energia dei nostri pensieri è sintonizzata su una determinata zona nel settore delle varianti.
Quando l’energia finisce in un settore dello spazio delle varianti, prende origine la realizzazione materiale della data variante.

L’energia possiede una struttura complessa e permea tutto ciò che esiste in questo mondo. Passando attraverso il corpo dell’uomo, l’energia viene modulata dai pensieri e, in uscita assume i parametri corrispondenti a questi pensieri.

Le circostanze della vita si formano non solo in seguito ad azioni concrete, ma anche per effetto del carattere dei pensieri di una persona. Se abbiamo un atteggiamento ostile nei confronti del mondo, esso ci risponderà allo stesso modo. Se siamo abituati ad esprimere perennemente insoddisfazione, avremo sempre più motivi per farlo. Se nei nostri rapporti con la realtà predomina il negativismo, il mondo sicuramente ci mostrerà i peggiori lati di sé. Al contrario, un atteggiamento positivo cambierà in meglio la nostra vita nel modo più naturale. L’uomo ottiene sempre quello che sceglie: questa è la realtà delle cose, ma su una determinata linea della vita non si può cambiare niente.

E’ pur vero, però, che il passaggio su una linea della vita secondo le proprie esigenze non avviene per semplice desiderio. Non tutti i pensieri trovano una realizzazione materiale, e non tutti i desideri si avverano.
E qui non si tratta del contenuto dei pensieri ma della loro qualità: un semplice sogno o un desiderio non significano ancora una scelta. “I sogni non si avverano da soli”.

Secondo il Transurfing “l’uomo può scegliere la propria fortuna senza bisogno di lottare per ottenerla”. Si può lottare una vita intera e non raggiungere niente lo stesso.
Non è più semplice fare in modo che sia il mondo a venirci incontro?
L’energia del pensiero dei singoli individui si fonde in un unico flusso: “un pendolo energetico”.

Perché un pendolo? Perché oscilla con frequenza tanto più forte quanto maggiore è il numero degli individui, “dei sostenitori” che lo nutrono della loro energia. Qualsiasi essere vivente in grado di emettere energia in una precisa direzione prima o poi crea un pendolo energetico. Ogni pendolo per sua natura è distruttivo perché sottrae energia ai suoi membri e li sottomette al proprio potere. 
Il carattere distruttivo del pendolo si manifesta nella sua totale indifferenza al destino di ogni singolo membro. L’obiettivo del pendolo è solo uno: ricevere l’energia del membro. Quale possa essere il vantaggio del singolo membro per il pendolo è irrilevante. Per questo motivo chi si trova a subire la pressione di un pendolo distruttivo può rovinarsi con estrema facilità l’intera esistenza.

Sfuggirne indenni è di solito molto difficile. Uno dei metodi preferiti dai pendoli per garantirsi l’accesso alla nostra energia è quello di farci perdere il controllo. Chi perde l’equilibrio comincia a “vibrare” alla frequenza del pendolo, contribuendo a farlo oscillare. L’individuo può anche rendersi conto del fatto che i pensieri e i comportamenti negativi non portano a niente di buono tuttavia continua a ripetere gli stessi errori per la forza dell’abitudine.

Le abitudini causano spesso problemi e obbligano ad agire in modo poco produttivo. Esse creano una illusione di benessere e l’uomo si appoggia ad esse perché si fida di più delle situazioni note. Se il desiderio di evitare una determinata circostanza è molto forte, esiste una forte probabilità che l’indesiderata circostanza si verifichi. Lottare con tutte le proprie forza contro qualcosa che non vogliamo equivale ad investire energia affinchè ciò si produca nella nostra vita.

Se ci lasciamo penetrare dal negativo e cominciamo a cullare questa situazione, l’evento indesiderato troverà sicuramente il modo di materializzarsi nella nostra vita. L’unico modo per allontanare dalla propria vita gli eventi indesiderati è liberarsi dalla pressione del pendolo. Non abbiamo il diritto di giudicare e di cambiare qualcosa in questo mondo. Bisogna percepire tutte le manifestazioni della realtà come quadri in una mostra in cui possono esserci tanti quadri per noi poco interessanti, ma non ci viene in mente di chiedere ai curatori di toglierli.

Una volta riconosciuto il pendolo e il suo diritto di esistere siamo in pieno diritto di uscire, di svincolarci dalla sua influenza: ma non lottando contro di lui, non giudicandolo arrabbiandoci e perdendo il controllo della situazione ma accettandolo e solo dopo uscirne.

Ogni manifestazione di non accettazione è una emissione di energia in direzione del pendolo. Prima di poter “scegliere” bisogna imparare a “rinunciare”. Gli uomini spesso sanno benissimo che cosa non vogliono ma non hanno le idee chiare su quello che vogliono. Mirando ad evitare cose o fatti indesiderati riescono ad ottenere esattamente il contrario.
“Per rinunciare bisogna prima accettare”. 

Il verbo “accettare” deve essere considerato come riconoscere alle altre realtà il diritto di esistere e, fatto questo, lasciarsele alle spalle con indifferenza.
Accettare e lasciare andare significa far passare dentro di sé un fatto e dargli l’addio, dimenando la mano in segno di saluto.

Come ci si può difendere dall’azione di un pendolo? Facendo il “vuoto”. 
Se sono vuoto non offro agganci. 
Non faccio il gioco del pendolo ma non cerco nemmeno di difendermi. Lo ignoro semplicemente. L’energia del pendolo senza toccarmi si diffonde e si disperde nello spazio. Se qualcuno ci infastidisce possiamo ignorarlo semplicemente non rispondendo alle sue provocazioni senza fornirgli così “energia”. Possiamo nutrirlo di energia sia direttamente, litigando con lui, sia indirettamente, odiandolo in silenzio.

Smettere di fornirgli energia vuol dire non pensare a lui, toglierselo dalla testa. L’abitudine a reagire negativamente di fronte a circostanze fastidiose funge da leva d’innesco del meccanismo di presa della nostra energia mentale da parte del pendolo. Questa abitudine verrà meno sostituendo le sensazioni: invece della paura proviamo a manifestare sicurezza, invece di provare sconforto proviamo a sfoderare entusiasmo, al posto dell’indignazione esibiamo indifferenza e al posto dell’irritazione mostriamo gioia. Per ogni problema difficile esistono soluzioni facili. Il pendolo che ha creato il problema ostacola la visione. 
La chiave per la soluzione sta sempre in superficie, si tratta solo di vederla.

(Liberamente tratto da “Lo spazio delle varianti” di Vadim Zeland)





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